Derry è diversa dalle città in cui sono stato prima d’ora! La gente muore o sparisce sei volte più della media nazionale e parlo degli adulti. Per i bambini è peggio. Molto, molto peggio.

Se la miniserie anni ’90 mi ha traumatizzato l’infanzia e rovinato per sempre i circhi, l’opera dei coniugi Muschietti mi ha fatto perdere ore di sonno. Non sto esagerando.

IT

Ma facciamo un passo indietro.

Sono un grande fan di Stephen King, ho letto un sacco di sue opere e lo reputo un grandissimo scrittore. Ha scritto e continua ha scrivere ad un ritmo pazzesco. Nel suo catalogo ci sono sia capolavori che manoscritti piuttosto discutibili ( I lupi del calla La canzone di Susannah sono stati una lettura faticosissima). IT  rimane nella top 10 dei miei libri preferiti e nella top 3 di quelli di King.

Per quanto riguarda la filmografia tratta dai suoi libri, non sempre da materiale buono é stato tratto qualcosa di altrettanto buono ( qualcuno ha detto La torre nera?). La mini serie IT uscita negli anni 90 fa parte dei prodotti di qualitá. Tim Curry ha rovinato i pagliacci ad un’intera generazione con il suo Pennywise.

L’ultima incarnazione di IT alza l’asticella notevolmente. Il difetto piú grande della trasposizione anni 90 era proprio la sua natura di miniserie televisiva. Per ricevere l’approvazione della rete i produttori dovettero autocensurarsi, il rating ricevuto era TV-14 che si puó tradurre come “Sí ti spaventi, ma alla fine dormi tranquillamente”. Questa volta il rating non era in discussione. Rating R. E si nota fin dalle prime battute. Ad esempio la morte del povero Georgie. Tim Curry si limitava ad aprire la bocca per agguantare Georgie e la scena sfumava suggerendo la morte del bambino. Il rating R consente al regista di mostrare il braccio del bambino staccato a morsi e Pennywise che trascina nelle fogne il bambino ancora agonizzante. Una differenza sostanziale.

Contrariamente al libro e alla serie TV, Muschietti ha voluto dividere in 2 la storia producendo altrettanti film. Primo film: Perdenti da bambini, secondo Film: Perdenti da adulti. Trovata efficace, senza flashback/forward la narrazione rimane serrata e le scene si susseguono velocemente mantenendo alta la tensione. In barba al materiale originale anche la scelta di “posticipare” la storia spostandola nei favolosi anni ’80. I puristi avranno sicuramente storto il naso ma gli anni 60 del materiale originale sono troppo lontani dal pubblico odierno. E poi gli anni ’80 sono di moda.

 

Quindi Pennywise?

IT
Un palloncino? No, grazie.

 

Bill Skarsgård interpreta Pennywise. Incubo su gambe alto 1,92m. A differenza del precedente pagliaccio ballerino che aveva una vena di comicitá, questo Pennywise non ha niente di comico. Con il suo fisico magro e asciutto, il suo fare dinoccolato e l’imponente statura l’unico divertimento per lui é terrorizzare i Perdenti per nutrirsi della loro paura. Il terrore nei volti dei giovani attori sembra reale, probabilmente in alcune scene non è talento recitativo ma pura “fifa”. In fondo un pagliaccio che non sfigurerebbe nell’NBA spaventerebbe chiunque.

 

I Perdenti?

It Club dei perdenti
Chi di loro ha preso il palloncino?

 

Il mio preferito del libro é Richie Tozier. Anche in questo caso confermo la mia preferenza. Complice anche l’interpretazione di Finn Wolfhard giá visto in Stranger Things. La qualitá della recitazione dei giovani attori é evidente, una generazione che fa ben sperare per il futuro di Hollywood. Probabilmente si sarebbe potuto fare di piú per la caratterizzazione dei vari personaggi, l’unico personaggio tridimensionale é Beverly, per gli altri poche scene caratterizzanti e evoluzione pressoché nulla. La ragazza é il collante del gruppo e il motivo che spinge i Perdenti a combattere IT.

Ma come film horror merita?

La risposta é semplice. . Indipendentemente dal retaggio a cui appartiene, definirei IT come un horror vecchia scuola per il mondo moderno. Dopo l’invasione splatter degli ultimi anni, un horror che ti terrorizza senza fiumi di sangue e smembramenti totali di corpi (a parte un paio di eccezioni). La costante sensazione di vulnerabilitá dei ragazzi contagia lo spettatore, l’angoscia cresce con il passare dei minuti fino al culmine. Se devo proprio trovargli un difetto direi proprio la mancanza di originalitá nei momenti clou. Non vi preoccupate peró, lo spavento é assicurato. Galleggerete anche voi.

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